Nota: il simbolo ? indica lacune nel manoscritto originario
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Signori imperadori, re e duci e tutte altre genti che volete sapere le diverse generazioni delle genti e le diversità delle regioni del mondo, leggete questo libro dove le troverrete tutte le grandissime maraviglie e gran diversitadi delle genti d'Erminia, di Persia e di Tarteria, d'India e di molte altre province. E questo vi conterà il libro ordinatamente siccome messere Marco Polo, savio e nobile cittadino di Vinegia, le conta in questo libro e egli medesimo le vide. Ma ancora v'à di quelle cose le quali elli non vide, ma udille da persone degne di fede, e però le cose vedute dirà di veduta e l'altre per udita, acciò che 'l nostro libro sia veritieri e sanza niuna menzogna.
Ma io voglio che voi sappiate che poi che Iddio fece Adam nostro primo padre insino al dí d'oggi, né cristiano né pagano, saracino o tartero, né niuno uomo di niuna generazione non vide né cercò tante maravigliose cose del mondo come fece messer Marco Polo. E però disse infra se medesimo che troppo sarebbe grande male s'egli non mettesse in iscritto tutte le maraviglie ch'egli à vedute, perché chi non le sa l'appari per questo libro.
E sí vi dico ched egli dimorò in que' paesi bene trentasei anni; lo quale poi, stando nella prigione di Genova, fece mettere in iscritto tutte queste cose a messere Rustico da Pisa, lo quale era preso in quelle medesime carcere ne gli anni di Cristo 1289.
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LOR PARTITA DI GOSTANTINOPOLI.
Egli è vero che al tempo che Baldovino era imperadore di Gostantinopoli - ciò fu ne gli anni di Cristo 1250 -, messere Niccolaio Polo, lo quale fu padre di messere Marco, e messere Matteo Polo suo fratello, questi due fratelli erano nella città di Gostantinopoli venuti da Vinegia con mercatantia, li quali erano nobili e savi sanza fallo. Dissono fra loro e ordinorono di volere passare lo Gran Mare per guadagnare, e andarono comperando molte gioie per portare, e partironsi in su una nave di Gostantinopoli e andarono in Soldania.
Quand'e' furono dimorati in Soldania alquanti dí, pensarono d'andare piú oltre. E missonsi in camino e tanto cavalcarono che venne loro una ventura che pervennero a Barca, re e signore d'una parte de' Tarteri, lo quale era a quel punto a Bolgara. E lo re fece grande onore a messere Niccolaio e a messere Matteo ed ebbe grande allegrezza della loro venuta. Li due fratelli li donarono delle gioe ch'egli avevano in gran quantità, e Barca re le prese volentieri e pregiogli molto; e donò loro due cotanti che le gioie non valevano.
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Quando furono stati un anno in questa città, si levò una guerra tra lo re Barca e Alau, re de' Tarteri del Levante. E l'uno venne contro all'altro, e qui ebbe gran battaglia e morí una moltitudine di gente, ma nella fine Alau vinse; sicché per le guerre niuno potea andare per camino che non fosse preso. E questo Alau era da quella parte donde i dui frategli erano venuti; ma innanzi potevano eglino bene andare, e misorsi con loro mercatantia a andare verso levante per ritornare da una parte. E partiti da Bolgara, andarono a un'altra città la quale à nome Ontaca, ch'era alla fine delle signorie del Ponente. E da quella si partirono e passarono il fiume del Tigri e andarono per uno diserto lungo diciotto giornate; e non trovarono n(i)una abitazione, ma Tarteri che stavano sotto loro tende e viveano di loro bestiame.